Da diversi decenni la Biblioteca Nazionale Centrale "Vittorio Emanuele II°" rappresenta un punto di riferimento sia per gli studiosi italiani che per i ricercatori stranieri che vogliano scoprire o approfondire la conoscenza della secolare cultura italiana attraverso i libri. Essa rappresenta, assieme a quella presente nella città toscana di Firenze, una delle due biblioteche nazionali che hanno l'importantissima funzione di raccolta e conservazione di tutte le pubblicazioni italiane.
Infatti, la struttura romana, così come quella fiorentina, sono le uniche due entità statali nel nostro Paese a possedere il cosiddetto diritto del deposito legale per l'intero territorio nazionale. In pratica, questo implica l'obbligo per produttori e distributori di libri di consegnare a tali enti una copia di ogni edizione prodotta, pubblicata e distribuita. A loro volta, le due biblioteche hanno l'obbligo di catalogazione e conservazione di ciascuna di essa. Andiamo comunque a conoscere meglio la struttura presente nella Capitale.
Alcuni anni dopo la conquista e la proclamazione di Roma a Capitale del nuovo regno d'Italia, fu deciso di costituire una struttura che raccogliesse e fungesse da archivio per l'intero patrimonio librario nazionale e ne conservasse l'immenso valore culturale. Nacque così l'idea di una biblioteca nazionale centrale italiana, con caratteristiche simili ad alcune strutture sorte durante il XVIII° secolo e già presenti in altre realtà europee, come Berlino, Vienna e Londra.
Come prima sede fu scelta quella del Collegio Romano, antico edificio dove era già presente una Bibliotecha Major dell'ordine dei Gesuiti e che ne rappresentò il primo nucleo, a cui man mano si aggiunsero nel tempo altri fondi ,derivanti da biblioteche di varie congregazioni religiose (circa una settantina), soppresse a seguito dell'unità d'Italia. L'inaugurazione ufficiale avvenne nel Marzo del 1876 e la struttura venne dedicata all'allora Re Vittorio Emanuele II°.
Circa un secolo dopo, nel 1975, l'intera struttura fu spostata nella nuova sede sita nella zona di Castro Pretorio ed ospitata in un edificio moderno e funzionale. L'opera era stata realizzata nell'arco di un decennio da alcuni architetti aderenti alla corrente cosiddetta del Movimento Moderno. Con l'arrivo del nuovo millennio, nel 2001, il tutto ha subito un importante restauro e miglioramento, sia degli spazi che dei servizi offerti al vasto pubblico, italiano e straniero, che periodicamente vi si reca.
Vastissimo risulta essere il patrimonio ospitato dalla biblioteca nazionale e comprende circa 8.400 manoscritti; 10.000 tra stampe e disegni; 20.000 carte geografiche; oltre 1.300.000 opuscoli e cioè libretti di lunghezza inferiore alle 50 pagine; oltre 4.400.000 volumi a stampa, di cui circa 2.000 incunaboli e oltre 25.000 cinquecentine (volumi risalenti al XVI° secolo). Il tutto è completato poi da oltre 80.000 tra testate di periodici e tesi di dottorato.
Tra le opere più singolari e prestigiose vi è senz'altro i Vaticinia di Nostradamus (anche conosciuto come Michel de Nostredame), un manoscritto risalente al XVII° secolo del celebre astrologo e scrittore francese e che contiene moltissime illustrazioni rilegate, circa un'ottantina, in acquerello. Tali immagini sarebbero, secondo alcuni studiosi, delle rappresentazioni di natura profetica su avvenimenti e personaggi successivi all'epoca del loro autore.
Un importante contributo a tutto questo patrimonio è determinato da una parte della biblioteca appartenuta alla scrittrice Elsa Morante, oltre che da manoscritti della stessa autrice novecentesca. A questo, inoltre, si aggiungono parti di archivi e diverse carte autografe di celebri scrittori italiani della stessa epoca, quali Gabriele D'Annunzio e Pier Paolo Pasolini. Di quest'ultimo autore, oltre che della stessa Morante, poi, sono state aperte all'interno della struttura anche delle sale espositive dedicate.
La stessa biblioteca mette a disposizione, inoltre, circa un migliaio di bolle, decreti e bandi pontifici risalenti al XVI° secolo, attraverso cui venivano definite e regolate, a quel tempo, diverse attività di vari soggetti, per mezzo di indulgenze, divieti o anche privilegi. Il tutto destinato a particolari categorie di persone, dalle prostitute agli ebrei, dai banditi ai notai.