Museo di Chimica Primo Levi

Ingresso Museo di Chimica
2018-04-18 16:08:04

Come nasce il museo della chimica

Museo di Chimica Primo Levi

Museo di Chimica Primo Levi

Per gli amanti della materia, il museo di Chimica, situato nel medesimo dipartimento, presso l'università La Sapienza di Roma, rappresenta un punto di riferimento importante nel panorama nazionale. Questa struttura è dedicata alla figura di Primo Levi, partigiano e chimico, ma soprattutto celebre scrittore e raccontatore delle atrocità naziste dei campi di concentramento. Questo museo permette, tra antiche tavole e vari materiali, di andare alla scoperta dei segreti e della bellezza della chimica.

Questa branca del sapere studia la materia, la sua composizione e le sue eventuali variazioni ed è antichissima. Basti pensare che i suoi albori risalgono all'antico Egitto e a 2.000 anni prima dell'avvento di Cristo. Nel corso del tempo moltissime le scoperte e il percorso effettuato, documentato, per quanto riguarda gli ultimi secoli, anche attraverso il materiale esposto proprio al museo della chimica del prestigioso ateneo romano. Andiamo ad iniziare quindi un viaggio nel tempo, alla scoperta di tale affascinante disciplina, visitando questa magnifica struttura.

Come nasce il museo della chimica

Un primo nucleo, assai modesto, di questa struttura viene istituito intorno alla metà degli anni '80 del '900, presso il dipartimento di chimica. Sul finire di quel decennio, tuttavia, grazie anche al trasferimento in locali molto più ampi, il museo comincia a raccogliere sempre più materiali, provenienti anche dalle sue sedi più antiche e storiche, come quella di via Panisperna. Tra questi materiali raccolti, anche delle carte risalenti agli ultimi anni dell'800, che progettavano la realizzazione di un museo della scienza nella Capitale dell'allora Regno d'Italia.

Si dovette tuttavia attendere il 1992 per l'apertura al pubblico dell'intera struttura, che in seguito venne intitolata nel 2010, come detto, a Primo Levi. Oggi, il museo si estende per circa 250 mq ed è suddiviso in due ampi locali: uno possiede una caratterizzazione prevalentemente storica, mentre il secondo mira ad avvicinare le persone ed in particolare i più giovani alla disciplina, attraverso anche esperienze di tipo interattivo. Il tutto è visitabile dal lunedì al giovedì, dalle ore 9 alle 13, mentre il pomeriggio soltanto su richiesta.

Cosa si può ammirare all'interno del museo

I visitatori più curiosi potranno vedere diversi strumenti attraverso cui si facevano studi e ricerche pionieristiche sulla chimica. Tra il materiale più antico ed affascinante, vi sono dei reperti storici per la distillazione, risalenti ad epoche diverse e lontane della storia umana: dalla dinastia cinese Ming alla civiltà mongola, passando per quella mesopotamica del 4.000-3.000 a.C. e, infine, quella assai più vicina, come quella ellenistica, di alcuni secoli prima di Cristo. Un percorso lungo diversi millenni, che evidenzia l'antico interesse di tante popolazioni per questa disciplina ed i suoi aspetti.

Di rilevanza storica sono anche le circa 40 tavole di Von Schroeder, che mostrano degli impianti chimici industriali del XIX° secolo e le diverse tecnologie, anche all'avanguardia, impiegate all'epoca. Inoltre, è possibile osservare anche delle apparecchiature per la misurazione della radioattività, appartenute a Gian Alberto Blanc, noto scienziato esperto in questo ambito (dove fece anche importanti scoperte) e che lavorò nell'istituto romano di chimica ad inizio del '900.

Importante è anche il materiale esposto, sotto forma di documenti, collezioni di varie sostanze, strumenti didattici e scientifici di vario genere, appartenuti al chimico siciliano Stanislao Cannizzaro e risalenti al periodo in cui il celebre studioso visse e lavorò nella Capitale (quindi intorno al 1870) e dove fondò il Regio Istituto Chimico. Accanto a tutto ciò si possono inoltre ammirare diversi altri strumenti interessanti, di uso comune oggi, ma che all'epoca e quindi nell'800 erano assolutamente pioneristici.

Tra questi troviamo, ad esempio, dei termometri risalenti alla fine di quel secolo, primordiali schermature in piombo per gli studi sulla radioattività, coloranti di natura sintetica conservati in antiche bottiglie sempre dello stesso periodo e con annesse istruzioni per il loro utilizzo. Ad essere esposti sono anche spettroscopi, ebullioscopi, colorimetri, crioscopi e tanti altri strumenti per effettuare delle analisi chimiche di base. Non mancano, naturalmente, apparecchiature più recenti e moderne per ricerche e studi disciplinari.

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